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Ringraziare un donatore non è un optional

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Ringraziare un donatore dovrebbe essere un gesto automatico: ma lo è davvero nella realtà?  Lo ammetto, sono una donatrice viziata: anche se si tratta di cifre minime voglio (pretendo!) di essere coccolata, fatta sentire importante. Non voglio essere sommersa di messaggi, né totalmente ignorata. Da te, cara ONP, voglio sapere come hai usato i miei soldi ma magari mi dimentico di cercarti su Facebook o di tornare a trovarti. Posso esserti fedele per anni, oppure innamorarmi in un secondo ma dimenticarmi di te subito dopo aver chiuso il portafoglio. E sai una cosa? Io sono una donatrice da manuale, con più di una donazione all’anno e diverse ONP sostenute. Per cui ascoltami bene e cerca di capire perché ringraziare il tuo donatore deve essere in cima alla lista delle tue priorità.

Non mi ringraziare (solo) per i miei soldi

Quanto ho donato non ti interessa, non ancora. Tu, cara organizzazione, mi dovresti ringraziare sopratutto per aver scelto te tra le centinaia di ONP che esistono al mondo. Certo, magari ho donato una cifra minima, ma potrebbe crescere con il tempo, ed è importante che il nostro rapporto si approfondisca, se vuoi che diventi importante. Forse mi piacevano le borse cucite a mano dai tuoi volontari, o sono rimasta intenerita da quel tuo spot in tv; magari me ne ha parlato un amico o volevo semplicemente sentirmi più buona. Ancora non puoi sapere perché ho deciso di scegliere te, ma se non trovi il tempo per ringraziarmi stai pur certo che difficilmente sarò nuovamente un tuo donatore.

L’arte del corteggiamento

Ringraziare è il primo gesto che puoi fare, cara ONP, per conoscermi meglio: è come invitarmi al cinema, offrirmi una scatola di cioccolatini, propormi di bere uno spritz insieme. Non troppo impegnativo – non chiedermi subito un secondo appuntamento! – né troppo pressante, ma gentile e discreto. Se puoi, nella tua lettera di ringraziamento, ricordami come ci siamo conosciuti ( Era ad un banchetto? Una cena solidale? Una petizione online?) : ti aiuterà a rompere il ghiaccio e a ristabilire quel primo legame che mi ha fatto innamorare di te.

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Non credere che sia “per sempre”

Ci conosciamo ormai da anni, magari ogni tanto ci perdiamo un po’ di vista ma poi torno sempre da te. Non credere, però, che la mia fedeltà sia qualcosa di acquisito: anche se è la decima donazione che faccio, non dimenticare di ringraziarmi! Fammi sentire importante come la prima volta, magari con qualche responsabilità in più ora che abbiamo superato il primo incontro: ad esempio, puoi chiedermi di presentarti ad altri amici, o di sostenerti con una donazione pianificata. Scegli tu il modo, ma ricordati di ringraziarmi sempre e comunque, perchè “io valgo” [cit.]

Cosa puoi fare da domani

Voglio renderti la vita facile, perché in fondo sono buona. Per prima cosa mettimi nel tuo database (perché tu hai già un database, vero?), in modo da tener traccia da subito di quanto ho donato, in che occasione, e sopratutto per memorizzare i miei contatti – perché, ormai l’hai capito, ti concedo al massimo una settimana per ringraziarmi. Secondo: io sono giovane, digitale. Mi va bene anche un ringraziamento informale, via mail – se sei un’associazione ambientalista mi starai pure più simpatica! Ovviamente la mail dev’essere personalizzata, almeno con il mio nome, avere delle belle immagini, le frasi più importanti in grassetto o sottolineate…sono cose note, no? Terzo e ultimo consiglio: copia. Vai su www.mailing.fundraising.it e spulcia tra tutte le mail, belle e brutte, che sono state inviate dalle altre ONP ai loro donatori, siamo certi che troverai ispirazione!

Ringraziare un donatore: facciamo qualche esempio

Quest’anno ho donato a 4 associazioni.

  • La prima è stata una donazione d’impulso, una bella storia che mi ha commosso e mi ha fatto donare al di là dell’oceano per una ONP di cui non avevo mai sentito parlare, la Casa Vo Jurema : non ho mai ricevuto un solo “grazie”, e sono passati 6 mesi. Forse non sapevano in che lingua scrivermi?
  • La seconda donazione l’ho fatta per sostenere un amico che correva la Maratona di Milano per la Fondazione Veronesi: qui al contrario mi sono sentita troppo al centro dell’attenzione (opinione certamente soggettiva, ma tant’è), con l’invio del periodico cartaceo una volta ogni due mesi, più diverse mail.
  • La terza donazione è legata al 5×1000, alla Fondazione Ricerca Molinette: loro, anche volendo, non potranno mai ringraziarmi perché in Italia le liste con i nomi di chi ha indicato la preferenza non vengono date alle ONP beneficiarie, vanificando così un momento importante per fidelizzare il donatore.
  • L’ultima donazione l’ho fatta a Reporter Sans Frontières, acquistando un prodotto solidale. Anche in questo caso ringraziare il donatore si è rivelato un gesto opzionale – a loro discolpa c’è però da dire che stavano cercando un fundraiser, chissà che la situazione non sia migliorata.

E tu, cara organizzazione non profit? Con che frequenza ringrazi il tuo donatore? In che modo lo fai sentire importante, presente nei tuoi progetti e nella tua vita associativa?

 

7 commenti

  1. Simone Apollo

    Che stile! Utile, pieno di spunti e molto molto gradevole da leggere. Molto interessante il finale con le 4 “reazioni” delle onp. Se non c’è gratitudine, in tutti i sensi, non c’è fundraising. Buon lavoro!

  2. Simona Biancu

    Tema sempre di attualità, Federica.
    Non è semplice trovare un equilibrio – mi riferisco al troppo pressing di cui scrivi. Alle organizzazioni con cui collabori o che incontro quando faccio formazione suggerisco sempre di pensare ai ringraziamenti ai donatori in termini di relazione amicale: come ringrazierei un amico che ha fatto qualcosa per me? Differenzierei il tipo di messaggio a seconda della relazione più o meno stretta che abbiamo, gli direi perché è stato importante sentirlo vicino in una certa occasione, lo inviterei a venirmi a trovare (continuare a seguirci come organizzazione). Soprattutto, vorrei sapere come sta. E’ chiaro che è impensabile questo livello di personalizzazione sui grandi numeri, ma si può arrivare ad un compromesso accettabile frutto non tanto e non solo di una strategia studiata a tavolino quanto di una reale empatia nei confronti di chi mi permette di realizzare quello per cui l’organizzazione è nata. E suggerisco anche qualche telefonata, solo per raccontare quello che si è fatto e chiedere – davvero – notizie del donatore: non fondi né aiuto, solo una maggiore vicinanza.
    Per esperienza so e vedo che funziona, ed è anche quello che vorrei ricevere io.
    Come te sono una donatrice, da molto prima di lavorare nel fundraising. E a volte è capitato di sentirsi frustrati per un grazie non ricevuto, o per una richiesta di informazioni a cui nessuno ha dato risposta. ne ho parlato tempo fa sul blog di Elena Zanella, proprio a seguito di una esperienza personale di questo tipo. Se ti fa piacere, ecco qua il link http://elenazanella.it/2014/03/31/donatori-dal-cuore-infranto-worst-practice-nel-fundraising/
    Ciao!
    Simona

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