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Festival del Fundraising 2018: le pagelle

Davvero credete che sia possibile fare le pagelle del Festival del Fundraising quando hai avuto la brillante idea di portarti dietro tuo figlio di otto mesi, la nonna, e di fare contemporaneamente anche la relatrice? Siamo seri, suvvia.

Quest’anno niente pagelle, per me, perché il Festival è stata un’unica lunghissima giornata, in cui le ore di sonno si sono contate sulle dita della mano. Tuttavia, il mio perenne stato di sonnolenza non mi ha impedito di fare qualche riflessione, che condivido volentieri con voi sperando che vi faccia venire voglia di iscrivervi subito alla prossima edizione (oppure no, chissà!).

Il mestiere più bello del mondo? Ma dai.

Mia madre, come scrivevo prima, si è prestata a fare la baby sitter per questi tre giorni, e mi ha quindi accompagnata a Lazise. Vedere il Festival con i suoi occhi è stata un’occasione preziosissima per me, sopratutto perché mia madre continua ad essere quella che cestina le MIE lettere di raccolta fondi senza nemmeno notare il nome dell’associazione che gliele invia, perché “tanto scrivono solo per chiedere soldi”. Ecco.

Insomma, durante il Festival deve aver sentito da qualcuno la ben nota frase sul fatto che facciamo il mestiere più bello del mondo. Dopo la plenaria di apertura, da cui sono uscita tutta entusiasta, il suo commento è stato questo: ” Io non penso che fare il fundraiser sia il mestiere più bello del mondo. Tutt’altro. Primo, perché dovete continuamente chiedere soldi, e questa cosa la trovo terribilmente imbarazzante ( quante volte l’avete sentito dire, anche al vostro CdA? n.d.a). Secondo, perché con tutti i rifiuti che ricevete io mi sentirei malissimo, altro che gioia di donare! E poi, in media, siete pagati pure poco, nonostante il mazzo che vi fate. Ci credo che avete bisogno di un Festival come questo, altrimenti come potete reggere un anno intero?

Già. Come darle torto? Certo, mia madre non ha sottolineato tutti gli aspetti positivi del nostro lavoro (e sono tanti!), ma è vero che io di solito arrivo a maggio portandomi dietro un bel carico di stanchezza, frustrazione e nervosismo. Le ultime quattro edizioni del Festival sono state un’autentica boccata d’aria, talmente necessaria che l’anno scorso ho partecipato nonostante fossi al quinto mese di gravidanza!

Credo che questo sentimento sia condiviso da tanti colleghi, sopratutto quelli più giovani, ed è quindi fondamentale poter contare su un momento condiviso, in cui dar voce a tutti i valori, le paure, le speranze dei fundraiser italiani. Ecco perché continuo a partecipare al Festival, ed ecco perché sono convinta che il lavoro dell’Associazione Festival del Fundraising sia preziosissimo.

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Coccole e regali di qualità

Quest’anno ho dormito in una stanza a tema. Sapendo che venivo con lo gnomo, lo staff del Festival ci ha proposto di dormire nella camera “Natura Viva”, consistente in un letto ad altezza spacca ginocchia, in lunghe fronde che pendevano dal soffitto e in una serie di cinguettii, frulli d’ali e soffi di vento facilmente azionabili tramite pulsanti appositi (meno immediato, ahimé, lo spegnimento).

Potevamo dormire in una camera qualunque, eppure è stata una gentilezza in più, che si è guadagnata la riconoscenza di mio figlio, libero di rotolare e di provare a mangiare l’erba sintetica del prato.

Poi c’è stata la colazione riservata agli Alumni del Master in Fundraising, un momento di ritrovo prezioso, in cui è bellissimo scoprire che alcuni dei fundraiser più noti sono passati da lì, da un percorso che ti accomuna e che ti fa sentire sempre come tra amici. E gli amici ci sono sempre, anche dopo anni dalla fine del master!

C’è poi stato il momento di ritrovo per gli Ambassador, le spillette, la t-shirt del Festival, le collane di fiori, il manuale/planning di Fundraising Km0, il libretto rosso con le storie dei fundraiser, il numero di Vitatante piccole attenzioni per i partecipanti del Festival che hanno reso unica anche questa edizione, forse più di altre.

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Il Festival sempre sul pezzo

Un cenno ancora lo meritano le sessioni (almeno quelle che ho potuto seguire direttamente). Il plauso più grande va sicuramente a Carlo Mazzini e alla sua maratona sulla Riforma del Terzo Settore. Mentana, al confronto, è un dilettante: ho perso il conto del totale delle sessioni di Carlo ma le due che sono riuscita ad ascoltare erano, com’è nel suo stile, precise, chiare e – cosa non banale – in grado di tenermi sveglia nonostante il tema e le ore di sonno arretrate. Top.

Altro punto a favore del Festival e della scelta dei relatori merita la sessione di Simona Biancu, Guya Raco e Stefano Malfatti sulla figura dei fundraiser rispetto al suo inserimento all’interno di una ONP: un tema fondamentale, su cui dovrebbero interrogarsi tutti i CdA prima che disquisire del ROI di un mailing o dell’efficenza di una campagna.

Infine, il mio ringraziamento va al duo Contucci-Maramai: perché è vero che di piani strategici si parla spesso, ed è vero che la mia realtà non ha nulla a che vedere con AIRC o il FAI, però la logica che c’è dietro un piano di fundraising è la stessa – deve esserlo! – e una rinfrescata non fa mai male, sopratutto se a farla sono due grandi professionisti.

Fuori dalle sessioni, come non ringraziare Assif, presente in prima linea con i gruppi territoriali? Quest’anno il Festival è stato davvero partecipato, e passando ho visto tanta gente chiedere, informarsi, iscriversi: questi tre giorni sono stati fondamentali anche per questo, e sono felice di far parte di un’associazione che conta così tanti amici, oltre che colleghi.

Mancano i grandi nomi internazionali, ma purtroppo era davvero impossibile seguire tutto, e ho dovuto immolare alcune sessioni…aspetto però di leggere le vostre impressioni, i vostri feedback! Cosa vi è piaciuto e cosa no? Siete già pronti a iscrivervi alla prossima edizione?

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