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Il Festival del Fundraising e un paio di baffi

Non ci posso fare niente, sono una nostalgica.

Ogni volta che si avvicina il Festival del Fundraising inizio a pensare alla prima volta che ho messo piede in questo mondo – eravamo ancora a Salsomaggiore, io studiavo per il dottorato e mai più avrei immaginato di ritornarci una seconda volta. E invece c’è stata, ed ero studentessa del Master di Forlì, e tutto mi sembrava nuovo, e le cose da imparare sempre più numerose di quelle che avevo già appreso.

Poi c’è stata una terza volta, una quarta (speaker nella sessione “Avrei voluto pensarci io” di Francesco Ambrogetti, una quinta (la prima come relatrice al Forum delle Piccole Organizzazioni non Profit con Riccardo Friede) e ora, manco a dirlo, una sesta.

Una sesta volta un po’ speciale, a dire il vero, e non solo perché mi porterò dietro tutta la famigliola. Anche quest’anno, infatti, sarò al Festival come relatrice, portando un po’ della mia piccola esperienza di fundraiser in una sessione intensa: Best of Fundraising – 3 case history di successoinsieme a Virginia Tarozzi e Sara Baldi – mica pizza e fichi, insomma.

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Cosa ti racconterò al Festival del Fundraising?

Non posso dirti tutto, perché devo ancora finire le slides (hem…), ma qualcosa posso già anticipare.

Per prima cosa, sarà una sessione pensata per le Piccole Organizzazioni non profit: non troverete una carrellata di numeri e dati mirabolanti -ahimé – ma una campagna “riuscita” con poche risorse, un CdA ostile e uno staff ridotto all’osso. Il che vuol dire, in parole povere, che se ce l’ho fatta io possono farlo tutti, anche voi con i vostri tre volontari e  la pagina Facebook gestita dal cuggino.

In secondo luogo, sarà una sessione dedicata ai fundraiser interni, a chi ogni giorno varca la porta dell’ufficio (sempre che ne abbia uno) e cerca di mandare avanti la baracca: i consulenti sono i benvenuti, certo, ma la storia che racconterò parla di una relazione con l’ONP che solo chi è dentro l’organizzazione può capire davvero.

Infine, sarà un esempio perfetto di come copiare le grandi organizzazioni con un po’ di furbizia, quella buona ovviamente. Non voglio dire troppo, ma chi mi conosce sa che ho sempre cercato di copiare ( o meglio, di prendere spunto) dalle grandi, cucendo su misura un abito che andasse bene anche alla mia realtà. Anche nel caso che vi racconterò al Festival si tratta di una storia del genere, e vi assicuro che sarà divertente!

Una rarissima foto di archivio che testimonia lo spirito di abnegazione del fundraiser interno.
Una rarissima foto di archivio che testimonia lo spirito di abnegazione del fundraiser interno.

Ma quindi il baffo?

Giusto, il baffo. Il baffo è stato il simbolo della campagna #unbaffoperlaricerca. Il nome non vi dice niente? Provate con Movember.

Vi è già più familiare, vero?

Ecco. La nostra storia partirà proprio da qui. Abbiamo un anno zero, in cui le uscite sono state superiori alle entrate ( true story, ma io ancora non lavoravo lì), e poi tre anni di campagna. Parleremo di creazione di community, di gadget, di valorizzazione del territorio, di eventi, di foto imbarazzanti. Vi racconterò la storia di #unbaffoperlaricerca, com’è nato e come abbiamo lavorato in questi anni.

E il baffo lo vedrete, in tutte le salse!

Vi ho incuriositi? Bene dai! Allora ci vediamo il mercoledì (15.30-17) o il giovedì (10.30-12). Oppure a pranzo/cena/pausa caffè!

 

ps. So che i ringraziamenti si fanno alla fine, ma fin da ora devo ringraziare le mie splendide colleghe Valentina Zappino, Dafne Spirlì e Fabiana Delle Noci, fundraiser d’eccezione, senza le quali #unbaffoperlaricerca e le mie idee stravaganti non avrebbero mai visto la luce. 

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