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Quando Davide vince su Golia: mailing e relazioni

Siamo a fine ottobre e io sto impazzendo per il mailing di Natale. Scrivere lettere è uno degli aspetti del fundraising che più mi piace, forse perché ho modo di usare (finalmente) il mio dottorato in letteratura, forse perché – più semplicemente – credo ancora nell’efficacia del testo scritto per spiegare un progetto, per raccontare un sogno.

Il mailing di Natale è un appuntamento fisso: nonostante ci ripetano da anni che il cartaceo è morto, nonostante sia sempre un investimento notevole per una piccola/media ONP, nonostante Natale sia un periodo terribile in fatto di concorrenza, alla fine ci ritroviamo sempre con un foglio bianco di Word e il tentativo di scrivere il testo giusto per portare a casa qualche donazione.

Eppure, proprio in questi giorni è successa una cose che mi ha fatto riflettere sul fatto che forse stiamo sbagliando tutto. Ok, forse non proprio tutto, ma sicuramente qualcosa sì.

 

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Come ti coinvolgo il gruppo

Da anni faccio parte di Rete al Femminile, un network eccezionale per donne freelance, con sede a Torino e in altre città d’Italia. Qualche giorno fa una delle socie ha scritto questo post:

 

HELP! La dottoressa XXX, neuropsichiatra del Regina Margherita, donna con una carica di umanità straordinaria, oltre che grande professionista, con cui ho seguito bellissimi progetti, mi chiede aiuto. Lei e il suo team lavorano nel day hospital, luogo sguarnito e tristissimo, con l’aria condizionata fuoriuso, le tapparelle rotte e senza arredi. Stanno cercando tutto: dagli arredi per la scuola (perché al Regina c’è una bellissima scuola in ospedale) per la sala giochi, per sostituire le verande, gli infissi ecc… Mi chiedeva se conoscevo aziende, associazioni, chiunque fosse disposto a dare una mano. Organizzeremo con una scuola di musica un piccolo concerto per raccogliere qualche fondo. La sua idea è: una sorta di lista di nozze per il Regina, tanti piccoli eventi per arredare la Neuropsichiatria. Scrivo qui perché penso che tante teste possano raccogliere tante idee e forse l’unione, anche nel piccolo, fa la forza. Accetto idee, suggerimenti, consigli. Grazie intanto del tempo che avete dedicato a leggere!

Cosa pensate che sia successo subito dopo? Semplice. Una ad una, le altre socie hanno commentato offrendo la propria disponibilità: chi metteva a disposizione dei prodotti, chi delle competenze, chi voleva organizzare un evento o dare semplicemente una mano. In poco tempo si è creato un piccolo team di persone pronte a fare qualcosa per contribuire a questa buona causa. Voi credete che se fosse arrivata nella buca delle lettera di queste donne una lettera di Natale, magari raccontando la stessa storia, ci sarebbe stata tutta questa mobilitazione? Io non penso, e ti spiego perché.

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La bellezza delle storie e delle relazioni

Questo post, nella sua semplicità, ha tre caratteristiche vincenti. La prima è che riesce a dipingere perfettamente una situazione: si parla di un lungo preciso – il dipartimento di un ospedale che tutti a Torino conoscono – e si evocano particolari in grado di far immaginare a chi legge la situazione di disagio in cui versa il day hospital (l’aria condizionata che non c’è, le tapparelle che non funzionano…). C’è un forte sentimento di verità, in quelle righe, e questa è una qualità che ho riscontrato in pochissimi mailing di raccolta fondi “professionali” – anche quelli scritti da chi conosce benissimo i progetti della ONP! Io li trovo spesso tutti noiosamente uguali…voi no?

In secondo luogo, non è chi scrive a chiedere un aiuto. Lo fa tramite una richiesta indiretta: “La dottoressa XXX mi chiedeva se conoscevo aziende, associazioni, chiunque fosse disposto a dare una mano.” Questo lascia presupporre un primo coinvolgimento – quello dell’autrice del post – colpita a tal punto da decidere di fare da tramite per la buona causa. Per una sorta di proprietà transitiva, la sua fiducia nella bontà del progetto diventa la mia fiducia: se lei ci crede, posso farlo anche io, anzi devo farlo anche io! Devo fare qualcosa! Questo sentimento di fiducia nella ONP e nella destinazione dei fondi spesso si perde tra le righe dei nostri mailing: quante volte ci siamo più preoccupati di raccontare quanto siamo bravi che ad incoraggiare la relazione con il nostro lettore?

La sensazione di fiducia, inoltre, è accresciuta dal fatto che non vengono chiesti soldi, ma “idee, suggerimenti, consigli. Da qualche parte lessi una volta una frase che mi colpì molto: “Chiedi denaro e otterrai consigli, chiedi un consiglio e otterrai denaro”. Mai questa frase fu così vera…perchè la gente ama donare, ma vuole farlo secondo i propri tempi e le proprie modalità! Non per nulla, l’artigiana ha proposto di mettere in vendita alcuni prodotti, mentre un’altra ha dato disponibilità ad organizzare eventi…Un network di solidarietà forse inaspettato ma sicuramente notevole! Ovviamente in un mailing (sopratutto su larga scala) non possiamo permetterci di non chiedere espressamente una donazione in denaro, ma perché non rivalutare questo approccio quando parliamo con i nostri donatori durante un evento, o un incontro più ristretto? Chissà che non vengano fuori interessanti possibilità!

Infine, chi scrive si è rivolto ad un gruppo di donne che conosce personalmente o con cui comunque interagisce da diverso tempo: questo non solo aumenta la fiducia nella causa ( nessuno penserebbe “eh, chissà poi dove vanno realmente a finire quei soldi”, cosa che invece a noi succede spesso), ma soprattutto stimola il gruppo ad una sana competitività di idee. Magari io non conosco chi scrive, ma se vedo che la mia amica ha aderito alla sua richiesta d’aiuto,  allora mi faccio coinvolgere anche io! Questo per ricordare la potenza delle relazioni, del passaparola e delle “dinamiche da gregge”…perché pecore sì, ma per una buona causa!

 

Davide VS Golia, 1-0

Sicuramente la mia amica non raccoglierà miliardi, e il Day Hospital di Neuropsichiatria non diventerà un luogo meraviglioso in due giorni. Però mi interessava ragionare con voi su queste dinamiche, perché sono facilmente replicabili da chiunque operi in una piccola ONP con volontari e CdA davvero affezionati alla causa. Perché – ricordiamocelo – ognuno di noi fa parte di una rete di relazioni, e riuscire ad attivarle è solo questione di buona volontà (non del fundraiser, sia chiaro) e di “metterci la faccia”.

Ora torno al mio mailing, cercando di restituire la stessa freschezza e sincerità di quel post. In fondo, anche io sono un piccolo Davide, con le mie letterine di Natale, no?

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